Wuhan, nel 2018 piano per rilasciare coronavirus potenziati nei pipistrelli
21 mesi prima dello scoppio della pandemia, un’agenzia Usa negò i fondi a scienziati cinesi e occidentali. Ma secondo un ex membro del PCC il progetto andò avanti comunque…
Gli esperti dell’Istituto di Virologia di Wuhan progettarono di infettare popolazioni di pipistrelli con dei coronavirus potenziati ben 21 mesi prima dello scoppio dell’attuale pandemia. È quanto trapela da alcune carte riservate diffuse dalla stampa britannica. Che conferma una volta di più l’esistenza di pesanti ombre (cinesi) attorno all’origine del Covid-19.
Le ombre su Wuhan
Immaginate che un team di scienziati, con base a Wuhan, pianifichi di alterare geneticamente i coronavirus e di rilasciarli in caverne abitate da colonie di pipistrelli. Poi immaginate che un altro team, di stanza nella Grande Mela, proponga al primo una collaborazione, chiedendo anche un ingente finanziamento a un ente governativo. Infine, immaginate che suddetta agenzia neghi i fondi (14 milioni di dollari), ma che i ricercatori trovino comunque il modo di portare avanti il progetto.
E ora smettete di immaginare, perché tutto questo potrebbe essere realmente accaduto – e nel marzo 2018, 21 mesi prima del primo caso ufficiale di SARS-CoV-2. Lo attesterebbero alcuni documenti portati alla luce da un gruppo investigativo formato da accademici (di nome Drastic) e pubblicati, per ora senza smentita, dal Telegraph.
Tali documenti indicano che gli studiosi orientali intendessero intervenire sulla proteina Spike del virus, accrescendone la capacità di infettare gli esseri umani. Lo scopo finale pare fosse un’accurata analisi dei rischi connessi ai coronavirus, finalizzata a sviluppare una metodologia per prevenire l’esplosione di eventuali focolai.
Questa, almeno, era la proposta presentata alla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), un’agenzia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Che respinse l’istanza perché i promotori non avevano valutato adeguatamente i pericoli, soprattutto quelli per le comunità locali.
La gola profonda cinese
A rivolgersi a Washington era stata l’organizzazione newyorchese EcoHealth Alliance, partner del laboratorio di Wuhan, il cui presidente è lo zoologo inglese Peter Daszak. Che, significativamente, è uno dei principali firmatari della lettera aperta che stroncò il dibattito scientifico sull’ipotesi che il Covid-19 potesse avere una genesi non naturale. Un testo sottoscritto nel febbraio 2020 da 27 specialisti, 26 dei quali – come ha scoperto sempre il Telegraph – sono legati alla Cina.
È comunque possibile che il progetto – denominato DEFUSE – non sia morto col rifiuto della DARPA. Questo è ciò che pensa il dissidente Wei Jingsheng, ex membro del Partito Comunista Cinese, che ha chiamato in causa direttamente il Governo di Pechino. Affermando di aver sentito dei funzionari parlare di una «insolita esercitazione» da svolgere durante i World Military Games, tenuti proprio a Wuhan nell’ottobre 2019. Secondo la gola profonda, il virus venne intenzionalmente diffuso durante l’evento, cui parteciparono 9000 atleti internazionali. E su cui vuole vederci chiaro anche il Congresso Usa.
L’aspetto più inquietante, però, riguarda le rivelazioni di un’altra talpa, stavolta dell’Oms. Che ha riferito come l’Istituto di Virologia di Wuhan stesse creando delle varianti dei coronavirus che causano la MERS. Una patologia che ha un tasso di letalità superiore al 30%, un ordine di grandezza maggiore di quello del Covid-19.
Come a dire che il Dragone continua a scherzare col fuoco. Un fuoco delle dimensioni del mondo intero.