Zelensky ha finito il mandato: perché dunque è ancora Presidente?
Il leader dell’Ucraina sarebbe dovuto decadere il 20 maggio ma, in virtù della legge marziale, ha rinviato le elezioni sine die: senza che gli esportatori occidentali della democrazia avessero nulla da eccepire
Il 20 maggio 2024 è ufficialmente scaduto il mandato del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il quale però resta saldo al suo posto (fisso) in virtù della legge marziale approvata dal Parlamento il 24 febbraio 2022 e recentemente prorogata. Che gli consente di posticipare indefinitamente il ritorno alle urne, senza che gli strenui avversari delle autocrazie (altrui) abbiano nulla da eccepire.
Zelensky ha finito il mandato, ma resta Presidente
Lunedì scorso, dunque, come riporta Avvenire Volodymyr Zelensky ha esaurito il suo quinquennio, e pertanto avrebbe dovuto lasciare Palazzo Mariinskij, il Quirinale kievita. Avrebbe, appunto, perché in realtà ha rinviato sine die le Presidenziali, che d’altronde, ricorda l’Agenzia Dire, si sarebbero dovute tenere entro il 31 marzo.
Il differimento è giustificato dalla normativa bellica in vigore dal giorno dell’attacco di Mosca, però non è previsto, come spiega Il Post, dalla Costituzione dell’Ucraina. Che in effetti non contempla esplicitamente neppure la possibilità di prorogare, in caso di emergenza, i poteri del Capo dello Stato, ma solo quelli dell’unica Camera.
Quest’ambiguità, scrive Vatican News, ha già fatto sorgere dubbi di legittimità che rischiano di ripercuotersi anche sull’auspicato processo di pace. Il Presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, infatti, ha affermato che ora l’ex comico non sarebbe più legittimato nemmeno a firmare un eventuale accordo per il cessate il fuoco. Che del resto, ha rincarato la dose l’omologo russo Vladimir Putin, potrebbe essere dichiarato nullo dal successore di Zelensky.
È facile immaginare quali sarebbero le reazioni internazionali a Vladimiri invertiti. E, paradossalmente, tra i due quasi omonimi al momento è solo il numero uno del Cremlino a godere, almeno formalmente, del mandato popolare.
Il silenzio assordante di Usa & Co.
Va da sé che un voto in situazione di guerra comporterebbe delle difficoltà enormi, in primis riguardo alla sicurezza degli elettori. Però è già capitato che gli attuali alleati occidentali di Kiev esortassero a tenere elezioni anche in contesti “difficili” (per usare un eufemismo). Soprattutto nell’Africa martoriata da crisi talvolta da loro stessi innescate.
Per questo stavolta appare ancora più assordante il silenzio di Usa & Co. Autoproclamati “esportatori della democrazia”, che però volentieri chiudono ipocritamente gli occhi laddove questa viene sospesa.